Il problema principale di questa primissima fase di “svolta ESG” del settore immobiliare è la raccolta e gestione dei dati: cosa bisogna misurare e in che modo per stabilire se un’operazione è ESG compliant?

In Italia i servizi di Property Management sono pagati nella loro totalità dalla proprietà dell’immobile, con conseguenti tendenze alla contrazione delle fee. È possibile sviluppare un modello in cui i tenant contribuiscano alle spese in quanto fruitori del servizio?

La tecnologia digitale rappresenta per antonomasia lo strumenti per l’efficientamento delle procedure e la riduzione dei costi. Ma la tecnologia stessa ha un costo, sia in termini di device sia di competenze. Il settore è pronto per questo nuovo approccio?

Nell’epoca della raccolta ed elaborazione dei dati, anche il Community Manager diventa di fondamentale importanza: rappresenta il punto di raccolta delle informazioni sull’utilizzo reale dell’immobile e dei suoi spazi, generando dati che permettono alla proprietà di ottimizzare e impostare al meglio i propri asset.

È sempre difficile standardizzare i costi di un bene non materiale come quello generato dai servizi e il dibattito sulla giusta retribuzione è ancora aperto: si tratta di un settore vittima di ingiustificate strette sui compensi? O forse si è autoimpostato così per una logica di concorrenza al ribasso? Oppure ancora occorrono nuove idee per contenere i costi per la proprietà?